Era stato già denunciato a febbraio scorso con un post. Pare proprio che dei CFP, crediti formativi professionali, si faccia necessità, virtù e soldini... tanti.
I CFP, sacrosanti per documentare l'aggiornamento in itinere del professionista iscritto all'albo, sembrano essere ormai diventati il business del momento di ordini e collegi professionali che alzano sempre più il tiro con lucrosi costi a carico dell'iscritto per la formazione obbligatoria. E si parla di tutti gli ordini professionali ormai, periti industriali compresi che, fiutato l'affare e data l'incompatibilità commerciale con la funzione ordinistica svolta, si sono organizzati con società esterne o addirittura in "fondazioni" che riscuotono ed organizzano gli eventi.
Un fenomeno che non esitiamo a definire ripugnante dati i già elevati costi di base che un professionista deve necessariamente sostenere per il suo esercizio professionale (quota albo, cassa di previdenza, assicurazione RC, PEC, Firma digitale, POS ecc.) per non parlare delle contingenze del grave periodo che viviamo.
Non siamo gli unici a denunciare questo disdicevole fenomeno, come si può leggere da questo link, ed esortiamo le Procure della Repubblica di tutte le città d'Italia a verificare la correttezza di tale prassi con annesso esercizio economico, mentre il governo, ancora in fase di insediamento, dovrà FINALMENTE intervenire per mettere un freno a queste speculazioni, obbligando gli ordini professionali allo svolgimento di corsi gratuiti, con un tetto ai contributi alle spese per CFP non superiori ad 1 € e per regolamentare SERIAMENTE i test di apprendimento finali, laddove previsti, che sembrano sempre più assomigliare a dei vergognosi quiz a tempo, con trabocchetto, o a dei veri e propri esami universitari a crocette che richiedono tempi e preparazione per essere svolti.
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