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L'Eppi brucia quasi un milione di € in azioni Banca Etruria PDF Stampa E-mail

Scritto da Redazione   
Lunedì 15 Febbraio 2016 20:32

La vicenda ricostruita in un’interrogazione del Movimento 5 Stelle. E confermata dal ministero del Lavoro. Che assicura: «Non ci sono altri Enti pensionistici coinvolti».

La deputata Lombardi: «E in altre banche? Va ripensato il sistema dei controlli»

Che fine hanno fatto i 997.889,54 euro investiti dall’Ente previdenziale dei periti industriali (Eppi) in azioni della Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio? Semplicemente andati in fumo, insieme ai soldi delle migliaia di piccoli risparmiatori che avevano acquistato titoli dell’istituto di credito dichiarato insolvente dal Tribunale di Arezzo e sul quale la Procura del capoluogo toscano ha aperto un fascicolo per bancarotta fraudolenta.

La vicenda, ricostruita da un’interrogazione parlamentare della deputata del Movimento 5 Stelle Roberta Lombardi (e sottoscritta anche dai colleghi Cominardi, Ciprini, Tripiedi, Dall’Osso, Chimienti, Villarosa e Pesco), ha trovato conferma, nero su bianco, nella risposta del ministero del Lavoro.

Tutto inizia nel luglio 2013. Quando l’Eppi decide diacquisire un pacchetto di 1.515.720 azioni di Banca Etruria (Bpel). Per un importo complessivo, dato dalla somma «del costo di acquisto dei diritti di opzione per la sottoscrizione dell’aumento di capitale (pari a 88.455,04 euro)» e di quello pagato – esercitando i diritti di opzione – per il successivo acquisto delle azioni («909.432,50 euro, comprensivo di 2,5 euro di spese»).

Tutto bene, finché nel 2014, insieme a quelli dell’istituto di credito iniziano anche i guai dell’Ente previdenziale dei periti industriali. Che prima, nel bilancio dello stesso anno, è costretto a svalutare il valore delle azioni a 542.627,76 euro, poi rettificato a 455.261,78 (0,358 euro per ogni azione contro lo 0,658 pagato al momento dell’acquisto), «a seguito della sospensione della quotazione in Borsa conseguente all’intervenuto scioglimento degli organi di amministrazione e controllo della Bpel, disposto dal ministero dell’Economia e delle finanze con decreto» il 10 febbraio 2015.

Poi, dopo essere leggermente risalito a 587.645 euro al 31 dicembre 2014, il valore dei titoli «verrà integralmente azzerato» nel bilancio del 2015 in seguito ai provvedimenti adottati il 22 novembre dello stesso anno dalla Banca d’Italia «nei confronti delle quattro aziende bancarie già in amministrazione straordinaria».

Oltre a Banca Etruria, anche Banca delle Marche, Cassa di Risparmio di Ferrara e Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti. Certo, riguardo al suo investimento, «l’Eppi ha precisato», come si legge ancora nella risposta del ministero del Lavoro, «che il peso sulle attività totali a valori contabili e a valori di mercato era pari rispettivamente allo 0,052% e allo 0,049%».

Insomma, una piccola perdita. Ma basterà a consolare i periti industriali che nelle casse dell’Ente previdenziale versano i contributi per pagarsi le future pensioni? Di certo, il feeling dell’Eppi verso Banca Etruria non finisce qui. Con la Bpel, come ricorda l’interrogazione del M5S, la cassa dei periti ha sottoscritto anche una convenzione (ancora presente sul suo sito) «con finalità assistenziale per gli iscritti ed a sostegno della professione e della regolarizzazione del rapporto previdenziale».

Non solo. L’ente previdenziale, infatti, ha investito anche in obbligazioni (con scadenza 20 luglio 2015) emesse dall’istituto di credito. Ottenendone, però, in questo caso «il rimborso alla pari, per un ammontare di 20 milioni di euro». Non ci ha perso, insomma, ma neppure guadagnato. Inoltre, al 31 dicembre 2015, l’Eppi «deteneva su conti correnti della Bpel liquidità per 547.750,33 euro».

Una somma pari, «a valori contabili e a valori di mercato», rispettivamente «allo 0,055% e allo 0,053%» delle «attività totali». Il 3 febbraio scorso tale giacenza «è scesa a 101.372,92 euro», informa il ministero del Lavoro. Chiarendo che, «riguardo al complesso degli Enti previdenziali privatizzati o privati», alla luce delle risultanze della rilevazione condotta dalla Commissione di vigilanza sui fondi pensione (Covip), «fatta eccezione per Eppi, gli altri Enti non detengono tali strumenti finanziari».

Analogo discorso per i depositi bancari. Rassicurazioni, però, che non soddisfano più di tanto il Movimento 5 Stelle. «Stupisce, nel caso dell’Eppi, che l’acquisto di azioni Banca Etruria sia stato deciso con un provvedimento d’urgenza– sottolinea la Lombardi –.

Che bisogno c’era se si trattava di un investimento standard?». Appurato che l’Eppi sia l’unica cassa che abbia acquistato titoli Banca Etruria, il M5S non abbassa comunque la guardia. «Il ministero ha chiarito che, a parte l’Eppi, nessun altro ente previdenziale ha investito in azioni, obbligazioni e altri titoli emessi o abbia aperto depositi presso le filiali dei quattro istituti oggetto del decreto salva-banche del governo – prosegue la parlamentare del M5S –.

Ma nelle altre banche? Chi vigila su come vengono investiti i contributi previdenziali versati dai cittadini nelle diverse casse?». Anche perché, fa notare ancora la Lombardi, «è solo per via del clamore sollevato dalla vicenda Banca Etruria che siamo venuti a conoscenza del caso Eppi».

La domanda, insomma, resta. «Ma quanti altri soldi dei risparmi previdenziali sono investiti in prodotti finanziari rischiosi? – conclude l’esponente del Movimento 5 Stelle –.

Senza contare le falle del sistema di vigilanza sulle casse previdenziale che abbiamo testato con una sorta di stress test che ci ha portato a concludere che, di fatto, nessuno controlla. Perché i diversi anelli della catena si fermano ciascuno ad un solo pezzo».

Articolo integrale tratto da "La Stampa"


La composizione attuale del C.d.A. dell'Eppi è la seguente:

PRESIDENTE VALERIO BIGNAMI
VICE PRESIDENTE PAOLO BERNASCONI
CONSIGLIERI

PAOLO ARMATO

MARIO GIORDANO

GIANNI SCOZZAI

 

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